Sequestri per mafia al Gruppo Marchese si dimettono tutti i dipendenti

Colpo di scena nella vicenda: avrebbero tutti consegnato le dimissioni in solidarietà all'imprenditore.

Sequestri per mafia al Gruppo Marchese si dimettono tutti i dipendenti
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Sequestri per mafia al Gruppo Marchese si dimettono tutti i dipendenti. Colpo di scena nella vicenda: avrebbero tutti consegnato le dimissioni in solidarietà all’imprenditore.

Sequestri per mafia al Gruppo Marchese si dimettono tutti i dipendenti

“Il giorno 28 febbraio è stato un giorno particolarmente duro e triste per le imprese bresciane. L’imprenditore Rosario Marchese amministratore delegato della Holding Marchese Group Spa e di altre tre società del gruppo, è stato accusato di legami con esponenti di clan mafiosi“. Inizia così la nota che in calce è firmata da “tutti i dipendenti di Automove Srl e Overjob Srl”.

“Persona di rispetto”

“Marchese è una persona di tutto rispetto – continua la note – un uomo dalla mente brillante e un grande imprenditore, ha dedicato tempo, fatica e notti insonni per realizzare i suoi obiettivi. Obiettivi distrutti in una sola giornata da persone invidiose e senza scrupoli alla quale probabilmente il suo successo dava in qualche modo fastidio. Oggi i 18 dipendenti della società Overjob Srl, e i cinque dipendenti della società Automove Srl e rispettive famiglie, di cui il 50 per cento dei dipendenti bresciani e il 50 per cento siciliani che lavoravano nel Bresciano, si sono dovuti tutti dimettere” continua la nota.

“Siamo tutti con lui”

“Tutti i dipendenti stringono a fianco del dottor Rosario Marchese per dare sostegno a lui ed alla sua famiglia e dire basta a questa giustizia malata. Una giustizia che sulla base di accuse senza alcun fondamento e senza nessun presunto colpevole ha preventivamente e volutamente bloccato e chiuso tutte le attività del gruppo, lasciando senza lavoro 23 famiglie, infangando il nome di una persona innocente sulla base di semplici insinuazioni, bloccando il conto corrente e lasciandolo sul lastrico con tutta la sua famiglia. Se questa è la definizione della parla giustizia, allora siamo tutti colpevoli! Colpevoli di chiudere gli occhi e voltarci dall’altra parte davanti a tali soprusi” si conclude la lettera inviata alle redazioni.

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