Richiesta la conferma della pena dell'ex sindaco di Montichiari

Elena Zanola era stata condannata a tre anni di reclusione per i reati di falso e abuso d'ufficio.

Richiesta la conferma della pena dell'ex sindaco di Montichiari
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Era stata condannata a tre anni di reclusione dal Tribunale di Brescia per falso e abuso d’ufficio. Oggi per l'ex sindaco di Montichiari Elena Zanola, la Procura ha chiesto la conferma della pena emessa in primo grado.

Condannata per falso e abuso d'ufficio

Attribuiva gli odori di Vighizzolo alla Gedit  e avrebbe caldeggiato la chiusura dell’azienda, inviando innumerevoli controlli e imponendo prezzi per lo smaltimento, a detta dell’accusa, eccessivi. Secondo il Pm l’obiettivo era non tanto l’ecologismo, bensì la convenzione compensativa che l’ex sindaco voleva stipulare con l'azienda a beneficio delle tasche del Comune. Per questo l'ex sindaco monteclarense Elena Zanola era stata arrestata e poi condannata a tre anni di reclusione per il reati di falso e abuso d'ufficio.

Falsificava i documenti

Il lungo iter giudiziario era cominciato nel novembre del 2015, quando dalle indagini era  emerso che la maggior parte della documentazione prodotta dalla sindaco per certificare il potere inquinante della Gedit, e i conseguenti problemi di qualità di vita e salute dei suoi cittadini, era falsificata. Una documentazione che comprendeva denunce di privati cittadini su quanto fosse impossibile anche solo passeggiare nei pressi della discarica, oltre che viverci stabilmente. Anche le certificazioni mediche, secondo l’accusa, sarebbe state ideate ad hoc.

Nel 2017, la testimonianza della Gedit aveva rivelato l'insistenza dell’ex sindaco per firmare con la ditta una convenzione per la mitigazione ambientale, che in gergo si chiama “convenzione compensativa”, per un valore di 13.50 euro al metro cubo di rifiuti stoccati. Un prezzo, secondo la responsabile dell’azienda, assolutamente oneroso e non concorrenziale.  Dopo diverse testimonianze era seguita la difesa del sindaco che aveva affermato come il denaro percepito dal Comune per la convenzione compensativa fosse stato ricevuto anche dai gestori di altre discariche, e utilizzato non a scopi personali ma per costruire opere pubbliche. Poi, il disaccordo sulla cifra, diversa di quella dichiarata dalla responsabile dell’azienda.

Chiesta la conferma della pena

Poi, il 31 gennaio 2018 l’udienza conclusiva, con la richiesta del pm Fabio Salamone della condanna per abuso d’ufficio e falso. E infine, la sentenza dell’8 febbraio. Il processo di appello, che ha preso il via giovedì, ha visto la Procura di Brescia chiedere che la pena emessa nel processo di primo grado venga confermata. La prossima udienza del processo di appello si terrà il 17 dicembre con la discussione della difesa.

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