Omicidio Pulvirenti: udienza rinviata per medici e dirigenti

La prima udienza preliminare si è svolta questa mattina, giovedì, ma il gup Alberto Pavan ha rinviato il tutto al 16 gennaio.

Omicidio Pulvirenti: udienza rinviata per medici e dirigenti
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Omicidio Nadia Pulvirenti: udienza rinviata per medici e dirigenti. I familiari si sono costituiti parte civile nei confronti delle persone e dell'ente, la cooperativa Diogene.

Omicidio Pulvirenti: udienza rinviata per medici e dirigenti

Per avere delle risposte sull’eventuale responsabilità di medici e dirigenti nella morte di Nadia Pulvirenti bisognerà aspettare. Sette persone sono indagate nell’ambito del secondo filone dell’inchiesta relativa all’omicidio della terapista di riabilitazione psichica di 25 anni dipendente della cooperativa Diogene a Cascina Clarabella, uccisa nel gennaio 2017 dal suo paziente psichiatrico. L’accusa? Concorso colposo in omicidio doloso.

Per cinque di loro il sostituto procuratore Erica Battaglia ha chiesto il rinvio a giudizio, mentre per gli altri due l’archiviazione.

L'udienza di questa mattina

La prima udienza preliminare si è svolta questa mattina, giovedì, ma il gup Alberto Pavan ha rinviato il tutto al 16 gennaio dopo che l’avvocato dei familiari della Pulvirenti, Michele Bontempi, ha presentato una consulenza tecnica realizzata da due esperti in materia di sicurezza sul lavoro. Il giudice ha inoltre ammesso la costituzione di parte civile presentata dai legali dei familiari della vittima e del fidanzato sia nei confronti delle persone fisiche, e quindi degli indagati, che dell’ente, e quindi della cooperativa Diogene di Iseo, che dovrà rispondere di illecito amministrativo dipendente da reato.

Per la Procura l’omicidio poteva essere evitato

Dopo l’assoluzione per infermità mentale di Abderrahim El Moukhtari, il 54enne che preso da un raptus aveva accoltellato 19 volte la castegnatese nel suo appartamento a Cascina Clarabella, la Procura ha chiuso il secondo filone di indagini. Al vaglio c’è la posizione di sette persone e della stessa cooperativa Diogene, che il giudice potrebbe ritenere o meno responsabili di aver causato, "non avendo impedito l’evento che in virtù delle rispettive qualifiche avevano l’obbligo di impedire", la morte della terapista.

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