Clarense indagato per riciclaggio e frode

L'uomo è coinvolto in un'indagine della Guardia di finanza di Bergamo.

Clarense indagato per riciclaggio e frode
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Clarense indagato per riciclaggio e frode. L'uomo, che si è poi trasferito a Pontoglio, è coinvolto in un'indagine della Guardia di finanza di Bergamo.

Clarense indagato per riciclaggio e frode

Maxi operazione della Guardia di finanza di Bergamo. Sequestrati beni e disponibilità finanziarie per circa 3 milioni di euro. Sono state denunciate otto persone accusate a vario titolo di usura, estorsione, riciclaggio e frode fiscale. Al centro delle indagini due fratelli originari della provincia di Bergamo ed un complice di Chiari, indagati per aver prestato ad un imprenditore bresciano ingenti somme in contanti, pretendendo interessi usurai, giustificando la restituzione del denaro attraverso l’emissione di fatture false. I militari del Comando Provinciale di Bergamo, su ordine del Giudice delle Indagini Preliminari, Federica Gaudino, hanno dato esecuzione ad un provvedimento di sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente, su beni e disponibilità finanziarie per un valore complessivo di circa 3 milioni di euro.

Le indagini

Le indagini hanno preso spunto da una verifica fiscale condotta dalla Tenenza di Sarnico nei confronti di una società con sede in Chiuduno (BG), amministrata dal principale indagato, un quarantenne originario di Calcinate (BG). Nel corso dell’ispezione erano state rilevate delle anomalie contabili connesse al sistematico storno, a fine anno, di fatture emesse per la cessione di materiali metallici e ferrosi. I controlli incrociati dei finanzieri presso le società destinatarie delle note di credito sospette, alcune per importi significativi, avevano rivelato che le stesse non solo non erano effettivamente supportate da valide ragioni economiche ma avevano consentito di verificare anche la mancata annotazione dei documenti nella contabilità delle aziende destinatarie. Dunque, tutto falso. Gli ulteriori approfondimenti investigativi hanno permesso di dimostrare che la contabilità dell’azienda sottoposta a verifica era da ritenere inattendibile in quanto anche altre poste di bilancio si sono rivelate accese esclusivamente per giustificare movimentazioni rilevanti di denaro. In particolare, l’attenzione dei militari si è concentrata sui rapporti della verificata con una società di Prevalle (BS) operante nel settore della fusione di metalli ed ha permesso di scoprire che le fatture emesse nei confronti di quest’ultima in realtà erano servite a dare copertura contabile a vendite di materiale in nero e per dissimulare e favorire la restituzione di prestiti di denaro che l’amministratore della società bergamasca aveva fatto nei confronti dell’imprenditore bresciano. In soli due anni, nel 2017 e 2018, sono stati ricostruiti prestiti per più di 5 milioni di euro, con restituzione di oltre 6 milioni. Il milione di euro di interessi è stato ottenuto anche con metodi estorsivi, con pressioni, minacce ed incursioni in azienda ad opera del principale degli indagati, già finito sotto inchiesta in passato per usura, con il concorso del fratello cinquantaquattrenne anch’egli originario di Calcinate (BG) e di un complice, un quarantaquattrenne di Chiari (BS), anche lui con precedenti.

L'attività investigativa

L’attività investigativa, coordinata dai Pubblici Ministeri della Procura di Bergamo, Antonio Pansa e Nicola Preteroti, è stata condotta anche attraverso diverse perquisizioni e
Guardia di Finanza del Comando provinciale di Bergamo che ha fatto accertamenti bancari per ricostruire il giro dei proventi illeciti degli indagati. Questo ha consentito di disvelare i loro ulteriori illeciti interessi, attraverso l’esercizio di attività commerciali con utilizzo di fatture false non solo per coprire l’attività usuraia, ma anche per trasferire fondi in favore di società estere, principalmente stabilite in Slovenia, Slovacchia, Croazia e Polonia. Le operazioni di servizio dei Finanzieri di Sarnico, con l’ausilio dei colleghi della Compagnia di Bergamo, hanno permesso ad oggi di individuare diverse società ed otto persone coinvolte a vario titolo nelle indagini e di sequestrare beni e disponibilità finanziarie per un valore prossimo ai 3milioni di euro. Si tratta di denaro contante, ville e appartamenti di particolare pregio, cascine, orologi di marca, gioielli, quadri, autoveicoli e moto, quote societarie, disponibilità finanziarie su conti correnti. Significativo il rinvenimento, all’interno di una delle ville perquisite, di un caveau nascosto dietro una parete di legno scorrevole adibita ad appendiabiti, dove i finanzieri hanno trovato contanti, orologi e gioielli per un valore complessivo di oltre 300mila euro. Tra questi un orologio del valore di 75mila euro. Rilevante anche il sequestro di tre ville, una con piscina, dimora di uno dei principali indagati, acquistata con denaro derivante dalla sua attività illegale. Sono stati, altresì, sottoposti a sequestro, beni formalmente intestati ad una società di comodo, una cascina e gli annessi terreni, di circa due ettari, ubicati nella zona vitivinicola della Valcalepio. L’aggressione dei patrimoni illecitamente accumulati rappresenta una priorità operativa per la Guardia di Finanza in quanto consente di colpire le organizzazioni criminali nel cuore dei propri interessi economici, patrimoniali e imprenditoriali e di recuperare beni e risorse per la collettività.

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