Trenzano saluta il dottor Toscano

Nel fine settimana il dottore è stato convocato in Municipio per il saluto ufficiale.

Trenzano saluta il dottor Toscano
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Trenzano saluta il dottor Toscano, un lungo saluto per l'uscente medico di base che ha invece omaggiato i suoi pazienti con una lunga lettera.

Trenzano saluta il dottor Toscano

Trenzano ha salutato il dottor Toscano che dal 1 di febbraio non sarà più il medico di base del paese dopo quasi quarant'anni di servizio in paese. Dopo i primi mesi di attività come guardia medica dall'ospedale di Rovato, il medico è arrivato in paese nel 1983. Nel fine settimana il dottore è stato convocato in Municipio per il saluto ufficiale. Non solo il sindaco Italo Spalenza e la giunta presente, ma in tanti hanno voluto essere presente per dire grazie al dottore Camillo Toscano.

In tanti hanno reso omaggio a Toscano

In tanti hanno reso omaggio a Toscano. Il saluto in municipio è durato tutta la mattinata. Iniziato alle 10 il sindaco ha voluto omaggiare l'uscente medico con un toccante messaggio. Il primo cittadino ha voluto così omaggiare il medico:

"È con stima ed orgoglio, che porgo questo semplice riconoscimento al dottor Carmelo Toscano, una litografia che riproduce la torre Ducco, la costruzione cinquecentesca che si erge a nord del nostro comune e che domina e caratterizza ormai da secoli la nostra bellissima campagna. Questa riproduzione, in particolare, è la numero 37 come gli anni da lei trascorsi in qualità di medico condotto a Trenzano.
Un modesto dono, che comunque rappresenta il segno tangibile di un’intera comunità che non la dimenticherà mai in quanto Lei l’ha saputa seguire, curare, ed ascoltare con saggezza e pazienza per quasi 40 anni. La sua presenza a Trenzano, inoltre, non si è limitata alla sua professione, infatti non possiamo dimenticare anche il suo impegno politico-amministrativo e civile in particolare nel settore del volontariato, in quanto per molti anni è stato il direttore sanitario dell’associazione volontari dell’ambulanza di Trenzano.
Peraltro nella sua lettera di saluto, traspare tutta la passione sia per il suo lavoro, o meglio per la sua missione, sia l'amore nei confronti del nostro comune. Inoltre ci ha giustamente ricordato altre figure che hanno operato e lasciato un segno nella cura della sanità pubblica di Trenzano che magari non abbiamo valorizzato sufficientemente.
Ma oggi è il suo giorno, ed in questo giorno in cui si accinge a raccogliere e godere dei frutti del suo lavoro, concedendosi il meritato riposo in compagnia di sua moglie Sonia e dei suoi amatissimi figli, mi permetto a nome dell'Amministrazione comunale, dei consiglieri comunali ma soprattutto dell'intera comunità di Trenzano di farle i miei migliori auguri per questa nuova fase della sua vita e di porgerle i più sentiti ringraziamenti per l'opera da lei svolta a favore dei residenti del nostro Comune.
Grazie dr. Toscano".

Il saluto in municipio

La lunga lettera di addio del medico

Nelle scorse settimane, sulle colonne del Chiariweek, il dottore di origini siciliane ha pubblicato una lunga lettera. Qui il testo integrale:

"Carissimi,

ho cominciato a frequentare Trenzano sin dal lontano 1979, quando cominciai come Medico di Guardia all’ospedale di Rovato. Venivo in paese di sera e di notte, le domeniche e nei giorni festivi a prestare la mia opera di giovane medico. Poi nel gennaio del 1983 fui chiamato a sostituire l’indimenticabile Collega dr. Nereo Omero, del quale ancora molti di voi conservano memoria con gratitudine e cui anche io rivolgo un affettuoso pensiero.

Sono arrivato a Trenzano che ero un ragazzotto di trent’anni e mi ritrovo adesso alla soglia dei settanta, senza essermi quasi neanche accorto che sono volate quattro decine di anni laboriosi, carichi di affetti, di avvenimenti, lutti, feste e tutto ciò di cui la vita umana è intessuta.

Con piacere sono venuto ad abitare in paese e con giovanile entusiasmo ho acquistato la Vecchia Stazione che versava in stato di abbandono e l’ho fatta rivivere a nuova vita, preservandone caratteristiche architettoniche e connotazioni ambientali; e facendola diventare la casa della mia famiglia. Qui ho cresciuto i miei figli ed ho intrattenuto la mia vita di relazione con Parenti, Amici e Colleghi che hanno frequentato e tuttora frequentano “la Stazione”, come confidenzialmente viene chiamata casa mia.

In questi anni nella mia vita non tutto è stato rose e fiori: sorella Morte mi ha sempre aleggiato intorno in modo pesante, costellando di lutti la mia sventurata famiglia. Tuttavia stringendo i denti e col conforto del lavoro ho tirato avanti positivamente, come meglio ho potuto.

In tanti decenni di vita a Trenzano mi sono visto passare svariate figure di Sindaci, Parroci, Marescialli dei Carabinieri, Direttori della Posta, Postini, tra cui l’indimenticabile amico Sergio Pighetti, animo generoso, poco capito in vita ed oggi non ancora degnamente ricordato! Ma soprattutto in questi lunghi 37 anni ho curato bambini e ragazzi che oggi sono diventati padri di famiglia e che, a loro volta, oggi mi affidano la cura anche dei loro figli. Non nascondo che questo gratifica il mio cuore e mi intenerisce al pensiero degli anni che sono volati, anche se mi carica di nuove maggiori responsabilità.  Un grazie rivolgo ai tanti miei assistiti che abitano nei paesi del circondario, che pur potendo scegliere un Medico nel comune dove hanno la residenza, hanno continuato a mantenere me, come loro curante, nonostante il disagio che comportava per loro il venire in ambulatorio per farsi visitare, manifestandomi stima ed affetto. Anche agli assistiti extracomunitari sono grato perché mi hanno dato la custodia della loro salute con fiducia, affidandosi serenamente, nonostante qualche inevitabile difficoltà linguistica.

Ho vissuto le sofferenze, le ansie, le angosce, le paure, i lutti di centinaia e centinaia di persone e delle loro famiglie. Sono stato loro vicino nel dolore con il conforto, ma anche nelle loro gioie e gratificazioni che la vita offre ad ognuno di noi. Di tutti e di tutto serbo un vivo ricordo nel mio animo, che nessuno cancellerà. Ricordi che mi hanno arricchito e fatto crescere come uomo e come professionista. Sento di dover ringraziare tutti, perché da tutti ho imparato sempre qualcosa.

Ricorderò sempre una simpatica signora anziana che una mattina in ambulatorio mi ha detto: “Si ricordi, dottore, che ogni balurdù el gha la sò diusiù”. Non l’ho più dimenticato, anzi ho cercato di farne tesoro di questa solenne lezione di umanità ed ho cercato valorizzare il carisma, la favilla di luce, che ogni essere umano possiede. Poiché anche la persona che sembra più insignificante ha sempre una scintilla di luce da regalarci. Nel mio lavoro giornaliero, mi sono sforzato soprattutto di saperla cercare ed ascoltare. Spero di esserci riuscito, il più possibile.

Le rare volte che mi capita di fare una visita solitaria al “nostro” cimitero, incontro ormai centinaia di persone che ho visto vivere e morire: di ognuno di loro conservo vivida in me tutta la parabola della loro di vita ed il percorso finale che li ha condotti alla inesorabile conclusione: la morte. Che noi medici spesso viviamo con disagio e come senso di sconfitta, di cui stentiamo a darci pace. Fa parte, forse, del delirio di onnipotenza di cui la Scienza è affetta e che ci spinge ad operare, sempre e comunque.

Ho vissuto tanti momenti di gratificazione professionale, ma anche episodi di inevitabili malintesi con qualcuno (dei quali porto sempre dentro il mio animo il dispiacere di un mancato chiarimento). Un medico non respinge le critiche. Anzi, se fatte con garbo e buona creanza, le accoglie perché aiutano a migliorare e migliorarsi, come professionista e come persona. Quello che ferisce e addolora è l’abbandono senza una spiegazione civile e plausibile.

Un saluto ed un grazie rivolgo anche ai miei due Colleghi di studio, dr. Rinaldi e dr. Redigonda, con i quali ho condiviso decenni di collaborazione leale e proficua.

Giunto al traguardo dei 68 anni, festeggiati i 40 anni di laurea e compiuti i 37 anni di servizio a Trenzano (era il 20 gennaio 1983, quando cominciai !) ho capito che è arrivato per me il momento di dedicarmi ad altro e lasciare il posto a un Collega più giovane, carico di energie giovanili, fresco di studi e pieno di entusiasmo per la nostra nobile Professione, che richiede animo sereno e concentrazione verso la sofferenza di chi è (o di chi si sente!) ammalato.

Adesso desidero vivere qualche anno serenamente, senza lo stress dell’impegno giornaliero, dedicando più tempo a me stesso, alla mia famiglia, ai miei due figli, alle mie amate letture, e a qualche viaggio con mia moglie Sonia. Pertanto ho deciso di dare le dimissioni prima dei 70 anni, verso i quali avevo sempre pensato di arrivare come traguardo professionale del mio essere Medico. Lascio con dispiacere i miei assistiti, ma con animo sereno di aver fatto per loro sempre tutto quello che era nelle mie possibilità, consapevole anche di aver commesso in buona fede qualche errore. Che è inevitabile nella vita umana.

Medico comunque lo resterò per tutto il tempo che mi rimane da vivere e, da medico, cercherò sempre di rendermi utile a chi avrà bisogno di un mio parere o di un mio consiglio o di un semplice conforto. Senza voler intralciare il servizio attivo effettivo che sarà assunto da un nuovo Collega, al quale auguro ogni successo umano e professionale e con il quale, sono sicuro, riuscirete ancora ad instaurare serenamente quell’indispensabile rapporto di fiducia tra medico e paziente.

Di ognuno di voi conservo e mi porto il ricordo nel cuore, il bagaglio di sentimenti, di dolori, di ansie e sofferenze, di angosce, di lutti e di distacchi che ho condiviso con voi e con le vostre famiglie. Ad ognuno di voi auguro ogni bene, materiale e spirituale ed una vita serena, fatta di affetti semplici ma genuini e sinceri."

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