L'elaborazione morfologica nei piccoli: lo studio in una tesi

Lo ha effettuato la clarense Marta Turla, classe 1993, insieme ai piccoli studenti dell'Istituto Martiri.

L'elaborazione morfologica nei piccoli: lo studio in una tesi
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L'elaborazione morfologica nei piccoli: lo studio in una tesi. Lo ha effettuato la clarense Marta Turla, classe 1993, insieme ai piccoli studenti dell'Istituto Martiri.

Uno studio in una tesi

Uno studio dettagliato e portato avanti direttamente con i più piccoli. Un lavoro lungo e costante, ma altrettanto soddisfacente che le ha permesso di apprendere una diversa elaborazione morfologica tra gli adulti e i bambini, ma anche la scoperta dell’esatta fascia d’età nella quale avviene il passaggio nell’apprendimento. La clarense Marta Turla, classe 1993, si è laureata con il massimo dei voti martedì scorso all’Università Bicocca di Milano nella facoltà di Psicologia clinica e neuropsicologia nel ciclo di vita e per realizzare la sua tesi ha deciso, insieme ai relatori (i docenti Marco Marelli e Daniela Traficante), di dare vita a un lavoro sperimentale e di occuparsi in prima persona (con dati raccolti e poi intrecciati) di quello che sarebbe andata a scrivere. Così, la giovane con alle spalle già una laurea triennale in Scienze e tecniche psicologiche (e precedentemente gli studi al Turla e al Toscanini e poi al Don Milano di Romano di Lombardia) è entrata nell’Istituto comprensivo Martiri per poter capire (in poche parole anche se in realtà si tratta di uno studio ben più complesso) proprio dai bambini quando e come cambia la visione e la comprensione della parola e ha realizzato una tesi dal titolo "Modulazione contestuale nell’elaborazione morfologica: uno studio eye tracking sui lettori in via di sviluppo".

I ringraziamenti

"In primo luogo vorrei ringraziare la dirigente Patrizia Gritti e la sua vice Raffaella Berlucchi per aver creduto nel mio progetto. Allo stesso modo vorrei dire grazie ai genitori che si sono fidati di me e soprattutto ai docenti che hanno accolto questo studio con entusiasmo. Non è scontato. Fondamentalmente io toglievo del tempo alle loro lezioni e i bambini ne perdevano un pezzettino ogni volta. Per quanto riguarda invece l’esperienza con i più piccoli, è stato incredibile e mi ha fatto capire che dopo il tirocinio mi piacerebbe lavorare ancora con loro e allo stesso tempo occuparmi di qualche aspetto più tecnico", ha spiegato Marta.

Lo studio e la scoperta

Ma come è stato realmente lo studio? Per effettuare i "rilievi" è stato utilizzato un rilevatore eye tracking che, posizionato sotto il monitor del pc ha permesso di rilevare i movimenti oculari durante lo svolgimento del compito cioè la lettura di alcune frasi. Sono stati coinvolti circa 60 bambini madrelingua di quattro classi del Martiri (la II A e B e la III A e B) e, per qualche mese, il sabato, hanno trascorso 10 minuti con la studentessa per sperimentare la lettura delle parole e soprattutto di quelle che possono essere intese in due modi come per esempio «copertina» che potrebbe sia essere una coperta più piccola che il rivestimento di un libro. "Ho incontrato i bambini due volte per dieci minuti. Ho raccolto i dati e poi sono passata all’elaborazione. Ci sono voluti circa 9 mesi per completare il lavoro. Stare con i bambini è stato incredibile e mi hanno accolto con grande entusiasmo. In questo mio studio, che era stato condotto solo sugli adulti e mai in italiano, ho potuto scoprire che proprio tra la terza e la quarta vi è un cambiamento e i bambini vedono la parola diversamente. Inizialmente cercano infatti di apprenderla per intero e poi, crescendo, la suddividono come i grandi", ha spiegato.

A breve la giovane inizierà il tirocinio di un anno: sei mesi li trascorrerà al Centro clinico clarense e gli altri nel reparto di Neuropsichiatria dell’ospedale di Chiari. Solo così, dopo l’esame di Stato, potrà realmente scegliere il suo campo d’azione.

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