Cinghiali: attivo il piano di caccia in selezione

Sono ammessi al prelievo solo i cacciatori che possiedono l’abilitazione per la caccia di selezione al cinghiale e i prelievi devono essere realizzati solo con fucile ad anima rigata.

Cinghiali: attivo il piano di caccia in selezione
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Cinghiali: attivo il piano di caccia in selezione. Nel bresciano verranno prelevati 182 capi. Obiettivo di Regione Lombardia è rilanciare l'alleanza tra agricoltura e caccia per contenere la fauna selvatica.

Cinghiali: attivo il piano di caccia in selezione

Attiva anche in provincia di Brescia la caccia in selezine dei cinghiali, divenuti un problema specialmente dopo gli ultimi due episodi avvenuti a Iseo.

“Rappresentano un problema per la sicurezza delle persone e per l’agricoltura - ha dichiarato l'assessore assessore regionale lombardo all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi Fabio Rolfi - Anche in provincia di Brescia abbiamo attivato la caccia in selezione, che sta partendo ormai in tutto il territorio regionale. Abbiamo introdotto la possibilità di foraggiamento degli ungulati anche in attuazione dei piani di prelievo venatorio in selezione della specie. Richiesta che il mondo venatorio avanzava da tempo”.

Al fine di rendere più efficace il prelievo venatorio in selezione della specie è stata infatti introdotta dalla Regione la possibilità di foraggiamento, recependo le indicazioni di Ispra e del Ministero.

Fino a gennaio si potranno prelevare 182 cinghiali

Il piano di selezione prevede per Brescia il prelievo di 182 cinghiali fino alla fine di gennaio 2020. Sono ammessi al prelievo solo i cacciatori che possiedono l’abilitazione per la caccia di selezione al cinghiale e i prelievi devono essere realizzati solo con fucile ad anima rigata.

“La Regione Lombardia sta lavorando per la semplificazione e la sburocratizzazione del sistema - ha continuato Rolfi - Il cinghiale è un problema per i campi e per l’incolumità delle persone. Servono un approccio non ideologico e una alleanza stretta tra cacciatori e agricoltori. Vogliamo agevolare la gestione delle carcasse e sostenere la filiera della carne da selvaggina. Va modificato a livello nazionale il regime de minimis perché gli agricoltori che subiscono danni da fauna selvatica devono essere risarciti integralmente e non solo per il 30%. La fauna è proprietà dello Stato e se lo Stato non è in grado di gestirla è giusto che paghi”.

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