Sergio, da elettricista a olivicoltore

Sergio, da elettricista a olivicoltore
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Sergio Cozzaglio è un toscomadernese di 46 anni, da quasi venti ha deciso di ritornare sui passi dei sui avi e diventare un olivicoltore riprendendo contatto con la natura del suo territorio dopo anni di lavoro come elettricista. Il suo sogno era quello di diventare programmatore di computer, ma alla fine la coltivazione dell’olivo dall’essere una passione è diventata la sua vita.
Tutti i tuoi oliveti si trovano a Toscolano Maderno? Quante piante hai al momento?
«Attualmente sì, ho avuto una succursale marchigiana ma poi per problemi logistici ho abbandonato quel percorso. Una parte degli uliveti sono di proprietà comunale come quello della Villa Romana, gli altri invece si trovano in collina nella zona di Gaino. Adesso ho ridotto parecchio il numero di piante, sono passato da 1200 a circa 700».
Spesso si pensa che l’olio del Garda sia un’esclusiva del basso lago, ma Toscolano Maderno è un luogo adatto per la coltivazione dell’olivo?
«L’alto Garda, rispetto alla Valtenesi, avrebbe le potenzialità per giocarsela benissimo. Qua da noi il parametro non è tanto la quantità di piante, ma più che altro si bada alla produzione. Qui c’è un’olivicoltura molto più frastagliata, uliveti specializzati da reddito ormai sono rari. Con il boom del mattone del decennio scorso Toscolano Maderno non è stato molto attento a preservare il patrimonio dell’olivo. Basti pensare, comunque, che molte grandi aziende della Valtenesi acquistano le olive dai toscomadernesi».
Parlando più in generale, il prodotto del Garda avrebbe le potenzialità di farsi valere rispetto a realtà più grandi e famose come l’olio pugliese o l’olio toscano?
«Assolutamente sì. L’olio pugliese se la gioca sulla quantità, mentre l’olio toscano se la gioca col marketing. In tutti i posti del pianeta terra dove il clima permetta la coltivazione dell’olivo, non esistono luoghi dove non si possa fare un prodotto di qualità. Il territorio può dare delle piccole differenze a livello sensoriale, ma influisce per un misero dieci percento, tutto il resto lo fa l’accurata conduzione dell’oliveto e soprattutto la capacità del frantoio di lavorare bene le olive».
Com’è andata la raccolta di quest’anno?
«Durante la fioritura c’è stata un’ondata di freddo che ha danneggiato l’impollinazione a macchia di leopardo. Si passa quindi da zone in cui le piante sono cariche di olive ad altre in cui di olive non ce ne sono. Annata quindi di quantità medio bassa, ma di qualità medio alta perché fortunatamente il clima caldo ha tenuto a bada le malattie dell’olivo».
Qualche consiglio per chi ha qualche pianta di olivo in giardino?
«Se l’olivo deve essere ornamentale è molto più semplice, se invece si vuol far fruttificare l’olivo è un pochino più difficile. La regola base dell’olivo, come dicevano i nonni, è che non devono stare con le radici all’umido. Attenzione alle malattie fungine che rovinano anche l’aspetto della pianta, ma possono essere tenute sotto controllo con un trattamento di rame accessibile a tutti. Se poi si vuole fare il proprio olio buono gli olivi devono essere potati tutti gli anni. Non capirò mai questa cosa che tutti vanno a comprare le pesche buone per fare la marmellata e poi portano al frantoio le olive marce».

 

da Gardaweek del 3/11

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