Brescia-Parma: l’odissea dei pendolari peggiora

Brescia-Parma: l’odissea dei pendolari peggiora
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Cancellazioni e ritardi all’ordine del giorno, aumento esponenziale del costo di biglietti e abbonamenti, freddo polare e caldo degno di una sauna per non parlare di sporcizia, puzza, e motori che prendono fuoco. Questo l’inferno che ogni giorno i pendolari della tratta ferroviaria Brescia-Parma sono costretti a vivere. Una ventina anche i visanesi, che tutti i giorni prendono il treno delle 6.39 che dovrebbe condurli a Brescia. Dovrebbe perché le incognite  sono all’ordine del giorno. Studenti liceali e universitari, ma anche lavoratori, che giunti all’esasperazione, dopo email, segnalazioni e lettere a Trenord, hanno deciso di far sentire, forte e chiaro il loro grido di protesta che cela, neppure velatamente, una richiesta di aiuto. «La mattina è sempre un terno al lotto - ha esordito Paolo Moretti - si tratta di due o tre soppressioni a settimana». Per loro la giornata inizia con un veloce sguardo all’App Trenord che segnala ritardi e cancellazioni, utili anche perché nel caso poi devono essere i genitori, come Giancarlo Orlandi, a doversi organizzare e accompagnare gli studenti a scuola.

I disagi causati tutti i giorni soprattutto da ritardi e cancellazioni stanno rendendo la situazione insostenibile. «Noi studenti - ha esordito Irene Moretti - dà fastidio doversi giustificare a scuola praticamente ogni giorno, ma penso ai lavoratori che non possono in alcun modo ritardare». E, infatti, negli anni diversi i lavoratori che hanno dovuto abbandonare la scelta del treno e organizzarsi in autonomia, ripiegando sull’auto. «Il minimo comune denominatore di tutto è che le carrozze sono vecchie - ha spiegato Paolo -  a detta di un dipendente Trenord hanno bisogno di 300 metri al litro, una vergogna».  Le carrozze infatti, le famose 668, guardare le foto per credere, sono le stesse che, dal Dopoguerra percorrono la linea non elettrificata. Ad aggravare i ritardi concorrono le motivazioni più disparate: furti dei cavi, la rottura dei passaggi a livello, non così rara sulla tratta di via Piadena, il maltempo, e inverosimilmente ritardi esagerati che accumulandosi fanno cancellare delle corse. Tra le motivazioni anche la mancanza di rifornimento di carburante. «La tratta è lasciata a se stessa - ha fatto notare Paolo - anche sulla Brescia-Cremona hanno aggiunto delle carrozze nuove. Sarebbe bello poter trovare una soluzione di dialogo, come abbiamo più volte provato, ma senza riuscirci». Per questi pendolari però non è finita qui, oltre il danno la beffa. Sì perché esisterebbe un bonus sugli abbonamenti erogato direttamente da Trenord nel terzo mese successivo, sulla base dei ritardi, quando questi raggiungono il 5%. «Siamo sempre al 4,98% - ha spiegato la signora Laura Rocco che si reca quotidianamente a Brescia per lavoro - ma non ci sembra possibile, e sulla carta il ritardo viene calcolato dal sesto minuto. - E continua - Il treno di 5 alle 6 da Brescia, frequentato da moltissimi pendolari, molto spesso viene soppresso. Va bene che a me piaccia camminare ma ci lasciano sempre sul binario 2est, quando la stazione di Brescia avrà 16 binari, andremo sul 16esimo?». Se c’è qualcosa da salvare Laura pensa ai controllori che negli anni sono diventati più assidui nei controlli: «Sono da santificare, vengono minacciati, picchiati per poter controllare i biglietti a chi non vuole pagare».

Poi c’è Paola che usufruisce del servizio da ben 21 anni e conferma il «peggioramento in termini di puntualità, pulizia, frequenza». A poco, o meglio a nulla hanno portato le diverse raccolte firme promosse in passato. «Il treno a volte sparisce nel nulla - ha fatto notare Francesca Pinelli - una volta si è incendiato un motore e usciva del fumo e ci hanno semplicemente fatto cambiare carrozza, come quando il controllore ci ha fatto cambiare perché le condizioni igieniche della stessa non erano sufficienti». Non sono mancate occasioni in cui il controllore si sia aggirato sul treno munito di innaffiatoio per spegnere l’incendio. Un episodio spaventosamente frequente che non può che far riflettere sugli standard di sicurezza minimi. Standard di cui si è occupato anche Alessandro Rosa, studente di giurisprudenza specializzando in diritto ambientale e consigliere per una lista civica a Casalmaggiore. Da lui l’allarme sicurezza: i vagoni omologati per 80 persone sarebbero, da un’attenta analisi, affollati da una media di 140 pendolari, stipati come sardine, nell’unica carrozza che ultimamente Trenord propone ai frequentatori della tratta. «Caso limite lunedì scorso - ha raccontato - eravamo talmente tanti che il capotreno ha dovuto metterci nell’anticamera del macchinista con sedie rotte, tubi, una persona è stata male con sovraffollamento e il riscaldamento. Tra Torrile e Parma il capotreno ha dovuto far fermare e arieggiare e sono arrivati i soccorsi».

Poco soddisfacenti, secondo Rosa, le risposte avute in Regione. Dopo anni di lamentele, richieste di risposte anche ufficiali e mai pervenute, adesso è tempo che siano le diverse Amminitrazioni comunali, 15 quelle coinvolte dalla tratta, ad assumersi le loro responsabilità e ad andare a bussare alla porta dei vertici di Trenord e dell’assessore regionale alle Infrastrutture e trasporti Alessandro Sorte. I cittadini, negli anni hanno fatto di tutto, senza ottenure nulla, ora è tempo che la politica prenda in mano la situazione.           


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