Faccia a faccia con un parcheggiatore abusivo a Manerbio
Un nigeriano di 26 anni ha sostenuto di essere venuto dalla Libia, attraversando il mare su un barcone, e di non trovare altri lavori.
Faccia a faccia con uno dei ragazzi che quotidianamente (prendendo il treno, senza pagarlo, da Brescia) presidia il posteggio e chiede denaro agli utenti.
Il duro mestiere del parcheggiatore abusivo
"Italy is not easy. Italy is not easy".
L’Italia non è semplice. Lo ha ripetuto due volte un giovane di colore. Sorrideva, imbarazzato. Parlava un italiano terribile, combinato con un inglese discreto, senza chiedere nulla in cambio, nonostante fosse già per molte ore in piedi a fare un lavoro illegale. La sua professione è quella di parcheggiatore abusivo. Saluta le persone con un filo di ipocrisia, indica a loro dove porre in sosta l’automobile e non esita a prendere mance. Vive di quelle, anche se qualcuno è comprensibilmente intollerante e allunga il giro pur di non incrociare lui.
È un nigeriano di 26 anni, sposato e con un figlio da mantenere, almeno questo ha raccontato.
Ogni giorno è nel parcheggio dell’ospedale di Manerbio, insieme ad altri amici, a chiedere denaro. Non guadagna molto. Non ha voluto dire quanto, ma "poco, poco" indicando la bassa quantità anche con due dita. Il suo tragitto giornaliero è sempre lo stesso. Sale su un treno regionale a Brescia, senza pagare il biglietto, arriva a Manerbio.
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