Dalla polvere d’oro al caffè solubile per gli astronauti

Dalla polvere d’oro al caffè solubile per gli astronauti
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Non si finisce mai di re inventarsi e di inventare?

Pare che di questo filosofia di vita sia il carpenedolese Giancarlo Zambelli, che in 65 anni di età ha corredato il suo curriculum vitae con diverse abilità professionali e relazionali.Giancarlo, consapevole che solo rinnovandosi si possa innovare, è diventato orafo, maestro di ballo, ristoratore, dj e inventore. Chi èGiancarlo? È nato il 28 aprile del 1952, da un padre panettiere ed una madre casalinga ed ha un fratello.

Sentimentalmente, nonostante tre divorzi, ha continuato a credere all’amore.

«Il mio 1° matrimonio – ha detto Giancarlo – è stato celebrato nella chiesa di San Michele a Castel Goffredo, avevo 23 anni. Gli altri due matrimoni, si sono tenuti nelle sale comunali. Nello specifico, il 2° è stato a Medole, con il sindaco Gian Battista Ruzzenenti». Convive con Daniela Lupi, ex segretaria amministrativa, con la quale risiede in via Garibaldi. Non è diventato “padre di uomini”, ma le sue ferventi attività lavorative lo hanno portato a generare continue novità professionali. Come si è evoluta la sua vita? Cosa ha reso la sua vita poliedrica? Giancarlo ha studiato a Milano per incastonare pietre preziose, fondere i metalli, modellare e forgiare materiali preziosi e diventare gioielliere.

«Ho continuato a leggere libri di leggende e miti e son sempre stato attratto da quello di Achille ed il suo oro – ha affermato Giancarlo - non ero su una lista di eroi con poteri sovrumani, ma sono nato con una grande curiosità e voglia di fare». Dopo 1 anno dalla qualifica, ha esercitato a Castel Goffredo la professione dell’orafo. Negli anni Settanta, Giancarlo in qualità di creatore di gioielli artigianali ha aperto nel centro storico di Castel Goffredo «I capricci». La gioielleria di via Mantova si trovava frontalmente all’ingresso dell’oratorio e di fianco al negozio di accessori sanitari di Adelio Rosa, volontario della «associazione nazionale dei carabinieri».

«Non mi mancava nulla dalla vita – ha affermato Giancarlo - possedevo e gestivo un negozio per la vendita di gioielli, gemme e altri oggetti preziosi, sia di produzione e lavorazione propria sia altrui. Lavoravo l’oro e in genere metalli preziosi e gemme per farne gioielli e altri oggetti d’ornamento e d’uso. Toccavo con mano il lusso ed esaudivo i desideri di risparmi di una vita, con oggetti simbolo di scelte rivoluzionarie, come quelle matrimoniali o cuori spezzati e condivisi».

Nella sua bottega e laboratorio artigianale vendeva non solo preziosi, ma anche scarpe per il tango. Dal commercio di questo accessorio, Giancarlo è entrato in contatto con docenti esperti, che lo hanno spinto a diventare abile maestro di ballo. Dopo il diploma sportivo ha sfruttato le abilità didattiche associandosi alla ballerina Donatella Bonatti. Prima hanno insegnato a Montichiari, poi a Castel Goffredo, dietro al bar Frog. Nel nuovo Millennio ha aperto un locale di ristorazione a Montichiari in cui il piatto forte è stato lo gnocco fritto dolce.

Nello stesso decennio, Giancarlo si è fatto chiamare “dj Gian Betoven”. I frequentatori del parco «la fontanella» di Castel Goffredo lo conoscono per i remix di musica ispanica ed anglosassone. Dalle consolle delle balere, come quella castellana di via Italia, Giancarlo si è proiettato, dopo la pensione, dietro ai banconi alimentari, per diventare inventore. Due anni fa, dopo una lezione di ballo in via Montegrappa 56, a Castel Goffredo, il buon giorno di Giancarlo è cambiato. «Dicono che il buon giorno si veda dal mattino – ha detto Giancarlo - dopo una chiaccherata con Sergio Angeloni, un mio allievo ballerino osservai il fondo del caffè. Costui lavora nel settore alimentare del “nero aroma”. Osservai il fondi del nostro irrinunciabile caffè e gli formulai il mio “eureka”. Io avevo bisogno di un pacchetto di caffè sempre portabile, dolce e pratico». Osservando i fondi del caffè, da quella necessità e dalla sua ingegnosa mente,Giancarlo progettò nella torrefazione di via 8 marzo  il «Caffè oplà».

Dai chicchi verdi di arabica, fece seguire una particolare tostatura, macinazione e imballaggio. Fece secretare le proporzioni tra i caffè ed ottenne il suo caffè orosolubile, adatto, dato il non doverlo diluire con acqua, anche agli astronauti. La nuova “bevanda ultraterrena” si assume riversandolo nel cavo orale, dove senza bisogno di diluirlo, viene ingerito, lasciando in bocca e in modo prolungato il lungo piacere del caffè. Solo se condivisa, l'innovazione può diventare "evoluzione"? Il risultato ottenuto è stato un brevetto registrato alla camera di commercio di Roma, che forse prima o poi qualcun altro sceglierà di finanziare per commercializzarlo o qui o nelle basi spaziali, d’altronde si sa, «più lo bevi, più ti tira su».


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